domenica 30 aprile 2017

Meditazione orientale e yoga? Claudia Koll dice “no”! Ecco perché...

Meditazione orientale e yoga: queste pratiche sono vere e proprie invocazioni ad idoli, come i mantra ( vedi il noto “om”) con la meditazione trascendentale. Ne sa qualcosa Claudia Koll che deve la sua conversione a Cristo che l’ha liberata e guarita attraverso i Sacramenti ed il ritorno alla Chiesa cattolica. Claudia ha parlato in modo aperto della sua vita e della sua conversione per Radio “Mir” Medjugorje. 

E’ stato come ascoltare la storia non scritta di Maria Maddalena ai nostri giorni. Ha raccontato le difficoltà della sua crescita senza la madre – che è morta mentre lei nasceva. La vita con la nonna, la scuola, le crisi di identità e poi il perdersi nel mondo dei film. Claudia nell’anno giubilare 2000 attraversa la Porta Santa della Basilica di San Pietro a Roma e da quel momento sente che la sua vita è cambiata radicalmente.
Il fascino che lo yoga e la meditazione trascendentale ha sull’occidente è indiscutibile. Lo yoga è dappertutto, dai corsi nelle palestre agli esercizi pre-parto (vedi Balaskas), sembra che sia la soluzione allo stress del mondo moderno. Ma lo yoga davvero lo conosciamo? Che cos’e’ lo yoga veramente? Invece, lo yoga si muove “su diversi livelli” come dice Ratzinger (papa emerito Benedetto XVI) nell’intervista del 1999 ad Ignazio Artizzu, “30 domande al Cardinal Ratzinger” e ti porta all’esoterismo, all’evocazione delle “potenze” per asservirle allo scopo magico e luciferino di diventare il “dio” di se stessi.

Il Signore non ci lascia soli con la croce, ma la trasforma in amore, dobbiamo dunque abbracciare qualsiasi croce che ci viene incontro, sapendo che la lotta contro il male , è la lotta più dura ed è qui che dobbiamo essere consapevoli che senza l’aiuto di Gesù non possiamo vincerlo, ed è per questo che il Signore ci dice:
“IO SONO LA LUCE DEL MONDO, CHI SEGUE ME NON CAMMINA NELLE TENEBRE”.
“Sono qui per dirvi che il Signore è vivo ed è grande con la Sua Misericordia, con il Suo perdono ed è con il Suo amore che mi ha perdonata e rinnovata.
Mi trovavo in una situazione difficile, in cui nè il denaro ne il potere nè nessuno mi poteva aiutare in alcun modo.
Ero impotente di fronte al maligno, che si è manifestato attraverso la pratica di meditazione orientale, che mi avevano insegnato a fare nell’ambiente dello spettacolo.
In quel momento terribile, mi sono ricordata di quand’ero bambina, di mia nonna cieca e della sua devozione cristiana.
Lei nonostante i suoi limiti, ha dovuto crescermi e non è stato facile per lei, ma la sua devozione e la sua fede l’hanno spinta oltre i suoi limiti.
Un altro fatto importante è stato il dono del Crocifisso di S.Damiano (regalatomi proprio il giorno prima da un amico) ove vi è raffigurato un Gesù con gli occhi aperti, ero in una stanza con questo crocifisso e giravo su e giù in totale agitazione (lo spirito maligno, che si era manifestato durante la meditazione orientale, mi diceva che voleva la mia morte e colpiva il mio corpo con paralisi agli arti e soffocamento) e pregavo il Padre Nostro, a un certo punto ho sentito scendere su di me una grande pace che non proveniva da me, a un certo punto la mia attenzione è andata alla finestra e ho visto dei raggi che illuminavano il crocifisso, è stato il mio primo incontro con il Signore.
Quando tutto il mio essere era rivolto a Dio ero stretta alla croce, ho sentito una liberazione. Mi sono sentita immersa in una pace profonda. E mi sono riposata in quella pace. Non sentivo più né preoccupazione, né paura, c’era solo silenzio, era un silenzio profondo che prima non conoscevo. Quel silenzio mi parlava di Dio. Non ho visto il Signore, ma ho sentito la sua presenza. Gli ho chiesto: “Perché hai fatto questo, perché mi hai consolato, io non lo merito?!”. Allora ho detto: “Tu sei mio Padre, io ti ho pregato col Padre Nostro e ho detto: desidero conoscerti”. E questa è stata la mia preghiera! Il Signore non ha eliminato la mia sofferenza, ma ha camminato con me e mi ha aiutato a risolverla pian piano.
Gesù con il tempo mi ha riconciliata con il Padre e sono tornata in Chiesa. Il Signore cominciò a guarirmi attraverso i Sacramenti ed è proprio lì che durante una celebrazione particolare in cui si andava dal celebrante a ricevere il segno della benedizione, il sacerdote mi chiese “cosa vuoi dal Signore?” ed io gli dissi: “io sono una peccatrice” e mentre il sacerdote mi segnava mi si sono piegate le ginocchia e ho sentito l’amore del Signore scendere su di me, quell’amore che ho tanto cercato altrove ma che solo Lui ha saputo donarmi nella sua pienezza, e la conversione è questo:
è sentire l’amore del Padre che ti accoglie fra le sue braccia e fa festa perchè il figlio è tornato a Lui.
Così il Signore ha fasciato le mie ferite causate dai peccati , dai miei sbagli, mi ha curata e mi ha rimesso in cammino e attraverso la sua Parola continuava a guarirmi le ferite del cuore e mi insegnava ciò che è bene e ciò che è male agli occhi di Dio.
Piano piano come solo Lui sa fare, mi ha ricostruito con l’Eucarestia, così, per essere rinnovata ho cominciata ad andare a Messa quotidianamente, ed in quell’appuntamento quotidiano con il Signore che mi ha insegnato a fare ordine nella mia vita e a dire di NO a cio’ che mi allontanava da Lui.
In questo cammino mi accompagna la Madonna, la mia Mamma, la nostra Mamma ed è da allora che ho cominciato a dire no a certi lavori in cui avrei dovuto impersonare personaggi che ormai erano lontani e contrari dalla mia nuova vita.
Per esempio poco tempo fa, mi son trovata in una situazione in cui mi rimaneva difficile poter andare a Messa tutti i giorni e per me è la cosa più importante perchè è l’incontro più intimo con Dio, chiesi allora aiuto alla Madonna e mi ritrovai che queste persone con cui dovevo parlare di lavoro e con cui avevo appuntamento tutti i giorni all’ora della Messa , per venirmi incontro cercarono e trovarono una chiesetta in cui potevo andare senza perdere nessun appuntamento.
Voglio comunicare la grandezza di Dio nell’amore, perchè è questo che mi ha dato la forza per cambiare la mia vita, e voglio comunicare quanto è importante avere fiducia in Lui perchè è Gesù stesso che ci dice: ” ora va, la tua fede ti ha salvato”. E ci chiede anche di essere noi stessi misericordiosi verso gli altri,
ed è proprio la recita quotidiana della Coroncina della Divina Misericordia, in cui chiedevo perdono al Padre , che ha lavorato in me e mi ha salvato.
“Ho capito che il Signore mi diceva: ‘Claudia, se sei caduta è stato perché contavi troppo su te stessa, credi in Me!’. Per me ‘Gesù confido in Te!’ significa questo. Comprendere che percorrerò il cammino di conversione con Gesù e che dovevo credere al Signore. Penso che è la fede vera, la fede di Abramo che sperava contro ogni speranza” – dice Claudia.

Claudia ha parlato anche della sua relazione e devozione verso la Beata Vergine Maria: “La Madonna è sempre stata presente nella mia vita, dal momento della mia nascita. Quando avevo otto o dieci anni, non mi ricordo bene, ho visto un film sulla Madonna di Fatima. Allora ho detto: La Madonna non è una statua, è una donna. E mi colpiva molto il fatto che la Madonna avesse dato un compito così importante ai veggenti. Attraverso quel film ho sentito che la Madonna mi parlava della bellezza, della pace, della serenità. Quando sono tornata a casa dopo aver visto quel film, ho fatto una preghiera – allora ero una ragazzina -, ho detto in quella preghiera: `Desidero vivere con te e venire da te, portami con te, come hai fatto con Giacinta`. Quindi ho chiesto di morire. Il Signore non ha ascoltato quella preghiera, ma penso che oggi mi chiami a testimoniare per Lui e tutta l’esperienza che ho vissuto mi ha aiutato a comprendere la grandezza della Divina Misericordia”.
Claudia ha ricordato come tutto il cammino della sua conversione sia stato anche vicino alla Madonna. Sperimenta in modo particolarmente forte Medjugorje e le apparizioni della Madonna ai veggenti. Testimonia che in quei momenti sente una forte presenza della Madonna.
Descrivendo una esperienza del genere ha detto: “E’ davvero una bella esperienza accogliere la Madonna col cuore. Non mi è assolutamente passato per la testa di cercare segni, di guardare il cielo. Penso che quello sia un incontro che avviene nell’interiorità. Nel momento dell’apparizione non mi interessa troppo guardare la veggente, ma pregare davvero”. Claudia ha sottolineato particolarmente l’amore che sente ora attraverso la Madonna. L’amore in un modo nuovo. Il cammino verso una tale conoscenza ha avuto molte tappe, eccone una: “Quando è iniziato il mio cammino di conversione, le prime persone che Dio ha messo sulla mia strada sono state i malati di AIDS. E proprio attraverso un giovane che era malato di AIDS, attraverso la sua sofferenza, ho riconosciuto Cristo. Ho cominciato a riflettere su Gesù che nel Getsemani aveva sudato sangue ed aveva paura della morte. Quel giovane era a letto e stava molto male, ma non poteva parlare perché la malattia aveva colpito il centro della parola. Ma aveva degli occhi che mi parlavano delle sue paure. E quando l’ho preso per mano ho sentito nel cuore un grande amore. Un amore che non avevo mai sentito, un amore forte e tenero. E quell’amore mi ha convertito. Quando guardo al mio passato, adesso rifletto su quante volte Gesù sarà entrato in posti del genere, ma i miei occhi erano ciechi e non potevo riconoscerlo. Ho conosciuto questo solo quando è iniziato il mio cammino di conversione. In coloro che soffrono è presente Cristo”.
Claudia Koll oggi guida un’associazione che si chiama “Opera del Padre” ed è dedicata all’opera missionaria in Africa. Là sta anche costruendo una casa di accoglienza per persone che non si possono muovere da sole che si chiama “Piccola Lourdes”. Nel mondo dell’arte, è direttrice di un’Accademia fondata sui principi contenuti nella Lettera agli Artisti scritta da Giovanni Paolo II. Attraverso questa Accademia desidera aiutare i giovani ad entrare nel mondo dello spettacolo in un modo sano.
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La Preghiera a Santa Caterina da Siena per chiedere la sua protezione e una grazia

Caterina Benincasa, conosciuta come Caterina da Siena (Siena25 marzo 1347 – Roma29 aprile 1380), è stata una religiosa italiana.

Venerata come santa, fu canonizzata da papa Pio II nel 1461, nel 1970 è stata dichiarata dottore della Chiesa da Papa Paolo VI. È compatrona d'Italia e d'Europa.

O Caterina Santa, mistica del Sangue di Cristo, eroina di cristiano zelo, che fosti eletta al pari di Francesco singolare Patrona d’Italia, a te noi fiduciosi ricorriamo, invocando la tua potente protezione sopra di noi e sopra tutta la Chiesa di Cristo, tuo Diletto, nel cui cuore bevesti alla inesauribile fonte di ogni grazia e di ogni pace.


Da quel Cuore divino tu derivasti l’acqua viva di virtù e concordia nelle famiglie, di onestà nella gioventù, di pace fra i popoli, insegnando con l’esempio a congiungere l’amore di Cristo con l’amore di patria.
Proteggi e consola il Successore di Pietro nella sua paterna e universale sollecitudine per la salvezza e la pace dei popoli; ravviva, conserva e accresci in noi e in tutti i fedeli cristiani l’affetto e la sottomissione per lui e per l’ovile di Cristo.
O celeste Patrona d’Italia, difendi, soccorri e conforta la tua patria e il mondo. Così sia.
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L'IMPORTANTISSIMO Messaggio di Nostra Signora Regina della Pace DI Anguera, trasmesso il 22/04/2017


4.459 – Messaggio di Nostra Signora Regina della Pace, trasmesso il 22/04/2017

Anguera è un comune del Brasile nello Stato di Bahia, parte della mesoregione del Centro-Norte Baiano e della microregione di Feira de Santana.
È famosa nel mondo per le apparizioni Mariane che avvengono a partire dal 1987.


Cari figli, rimanete nella Legge del Signore per essere salvati. Voi siete importanti per la realizzazione dei Piani del Signore. State attenti. Camminate verso un futuro di grandi battaglie spirituali. La guerra tra la Vera e la falsa chiesa sarà dolorosa. Voi, Ministri di Mio Figlio Gesù, siate coraggiosi e difensori della verità. Imitate Giosuè, uomo semplice scelto dal Signore, che, per la sua obbedienza e fedeltà, vinse grandi battaglie. Giosuè condusse il suo popolo per il cammino indicato dal Signore. 

Voi, che foste scelti da Mio Figlio Gesù, amate e difendete la verità. Portate il Vangelo a tutti i Miei poveri figli. Le anime assetate di Mio Figlio Gesù hanno bisogno di voi. Non tiratevi indietro. Coraggio! Vivete nel tempo delle grandi confusioni spirituali, ma restate con Gesù e sarete vittoriosi. Io vengo dal Cielo per indicarvi il Cammino della Salvezza. Siate docili e in tutto siate come Gesù. Quando vi sentite deboli, chiamate Gesù e Lui vi darà forze per compiere con fedeltà la vostra missione. Valorizzate i Tesori di Dio presenti nella Sacra Scrittura. Nel Signore è la vostra vittoria. Avanti nella difesa della verità. Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per avermi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.

PREGHIERA ALLA MADONNA DELLA FIDUCIA, PUO' RISOLVERE OGNI DIFFICOLTA'

A Maria fiducia nostra O Maria, hai sempre posto la tua fiducia, tutta la tua fiducia, nel Signore; a Lui ti sei votata con dedizione totale, con tutto il tuo cuore. Il Signore per te era tutto. Il Signore era la vita della tua vita. 

O Maria, che sei sempre stata fiduciosa e animata da viva speranza, liberaci dal pessimismo, dallo scoraggiamento, dal timore. donaci ottimismo, coraggio, gioia. 

O Maria, nostra fiducia, fa’ che non ci affanniamo per le cose di questo mondo, ma cerchiamo prima regno di Dio. Sia sempre viva in noi la fede nel Padre celeste che tutto vede, che tutto sa, che tutto dispone per il nostro bene. 

Madre, sempre fiduciosa, donaci la grazia di capire che è meglio confidare nel Signore, che nelle persone di questo mondo. Sia sempre forte in noi una fiducia grande nel Signore anche nei momenti difficili, anche nei momenti dolorosi, anche nei momenti di spirituale aridità. Tu, o Maria, prega per noi. Lode e onore a te, fiducia nostra, per tutti i secoli. Amen

sabato 29 aprile 2017

Santa Rita ha deciso di salvarti ad ogni costo.ecco come

Santa Rita è una delle Sante più amate ed è oggetto di una straordinaria devozione popolare perché è molto amata dal popolo che la sente molto vicina per la “normalità” dell’esistenza quotidiana da Lei vissuta, prima come sposa e madre, poi come vedova e infine come monaca agostiniana. A Santa Rita la vita non le risparmiò nulla: giovanissima fu data in sposa ad un uomo iroso e brutale col quale ebbe due figli, tuttavia con il suo tenero amore e passione riuscì a trasformare il carattere del marito e a renderlo più docile. 

Il marito fu assassinato e nel giro di poco tempo anche i figli lo seguirono nella tomba. Ella però non si abbandonò al dolore, alla disperazione, al rancore o al desiderio della vendetta, anzi riuscì in modo eroico a sublimare il suo dolore attraverso il perdono degli assassini del marito. Si adoperò instancabilmente per riappacificare la famiglia del marito con gli assassini, interrompendo cosi la spirale di odio che si era creata. Entrò in convento e lì visse gli ultimi 40 anni di vita in assidua contemplazione, penitenza e preghiera, completamente dedita al Signore. 15 anni prima di morire, ricevette la singolare “spina” di quella piaga che le si stampò dolorosa sulla fronte, che incessantemente le procurò i terribili dolori e le sofferenze inaudite della coronazione di spine. Fra le tante stranezze o fatti strepitosi che accompagnano la vita dei santi, prima e dopo la morte, ce n’è uno in particolare che riguarda santa Rita da Cascia, una delle sante più venerate in Italia e nel mondo cattolico, ed è che essa è stata beatificata ben 180 anni dopo la sua morte e addirittura proclamata santa a 453 anni dalla morte. Quindi una santa che ha avuto un cammino ufficiale per la sua canonizzazione molto lento (si pensi che sant’Antonio di Padova fu proclamato santo un anno dopo la morte), ma nonostante ciò santa Rita è stata ed è una delle più venerate ed invocate figure della santità cattolica, per i prodigi operati e per la sua umanissima vicenda terrena. Rita ha il titolo di “santa dei casi impossibili”, cioè di quei casi clinici o di vita, per cui non ci sono più speranze e che con la sua intercessione, tante volte miracolosamente si sono risolti.
Nacque intorno al 1381 a Roccaporena, un villaggio montano a 710 metri s. m. nel Comune di Cascia, in provincia di Perugia; i suoi genitori Antonio Lottius e Amata Ferri erano già in età matura quando si sposarono e solo dopo dodici anni di vane attese, nacque Rita, accolta come un dono della Provvidenza. La vita di Rita fu intessuta di fatti prodigiosi, che la tradizione, più che le poche notizie certe che possediamo, ci hanno tramandato; ma come in tutte le leggende c’è alla base senz’altro un fondo di verità. Si racconta quindi che la madre molto devota, ebbe la visione di un angelo che le annunciava la tardiva gravidanza, che avrebbero ricevuto una figlia e che avrebbero dovuto chiamarla Rita; in ciò c’è una similitudine con s. Giovanni Battista, anch’egli nato da genitori anziani e con il nome suggerito da una visione. Poiché a Roccaporena mancava una chiesa con fonte battesimale, la piccola Rita venne battezzata nella chiesa di S. Maria della Plebe a Cascia e alla sua infanzia è legato un fatto prodigioso; dopo qualche mese, i genitori, presero a portare la neonata con loro durante il lavoro nei campi, riponendola in un cestello di vimini poco distante. E un giorno mentre la piccola riposava all’ombra di un albero, mentre i genitori stavano un po’ più lontani, uno sciame di api le circondò la testa senza pungerla, anzi alcune di esse entrarono nella boccuccia aperta depositandovi del miele. Nel frattempo un contadino che si era ferito con la falce ad una mano, lasciò il lavoro per correre a Cascia per farsi medicare; passando davanti al cestello e visto la scena, prese a cacciare via le api e qui avvenne la seconda fase del prodigio, man mano che scuoteva le braccia per farle andare via, la ferita si rimarginò completamente. L’uomo gridò al miracolo e con lui tutti gli abitanti di Roccaporena, che seppero del prodigio.

Rita crebbe nell’ubbidienza ai genitori, i quali a loro volta inculcarono nella figlia tanto attesa, i più vivi sentimenti religiosi; visse un’infanzia e un’adolescenza nel tranquillo borgo di Roccaporena, dove la sua famiglia aveva una posizione comunque benestante e con un certo prestigio legale, perché a quanto sembra ai membri della casata Lottius, veniva attribuita la carica di ‘pacieri’ nelle controversie civili e penali del borgo. Già dai primi anni dell’adolescenza Rita manifestò apertamente la sua vocazione ad una vita religiosa, infatti ogni volta che le era possibile, si ritirava nel piccolo oratorio, fatto costruire in casa con il consenso dei genitori, oppure correva al monastero di Santa Maria Maddalena nella vicina Cascia, dove forse era suora una sua parente. Frequentava anche la chiesa di s. Agostino, scegliendo come suoi protettori i santi che lì si veneravano, oltre sant’Agostino, san Giovanni Battista e san Nicola da Tolentino, canonizzato poi nel 1446. Aveva tredici anni quando i genitori, forse obbligati a farlo, la promisero in matrimonio a Fernando Mancini, un giovane del borgo, conosciuto per il suo carattere forte, impetuoso, perfino secondo alcuni studiosi, brutale e violento. Rita non ne fu entusiasta, perché altre erano le sue aspirazioni, ma in quell’epoca il matrimonio non era tanto stabilito dalla scelta dei fidanzati, quando dagli interessi delle famiglie, pertanto ella dovette cedere alle insistenze dei genitori e andò sposa a quel giovane ufficiale che comandava la guarnigione di Collegiacone, del quale “fu vittima e moglie”, come fu poi detto. Da lui sopportò con pazienza ogni maltrattamento, senza mai lamentarsi, chiedendogli con ubbidienza perfino il permesso di andare in chiesa. Con la nascita di due gemelli e la sua perseveranza di rispondere con la dolcezza alla violenza, riuscì a trasformare con il tempo il carattere del marito e renderlo più docile; fu un cambiamento che fece gioire tutta Roccaporena, che per anni ne aveva dovuto subire le angherie.
I figli Giangiacomo Antonio e Paolo Maria, crebbero educati da Rita Lottius secondo i principi che le erano stati inculcati dai suoi genitori, ma essi purtroppo assimilarono anche gli ideali e regole della comunità casciana, che fra l’altro riteneva legittima la vendetta. E venne dopo qualche anno, in un periodo non precisato, che a Rita morirono i due anziani genitori e poi il marito fu ucciso in un’imboscata una sera mentre tornava a casa da Cascia; fu opera senz’altro di qualcuno che non gli aveva perdonato le precedenti violenze subite. Ai figli ormai quindicenni, cercò di nascondere la morte violenta del padre, ma da quel drammatico giorno, visse con il timore della perdita anche dei figli, perché aveva saputo che gli uccisori del marito erano decisi ad eliminare gli appartenenti al cognome Mancini; nello stesso tempo i suoi cognati erano decisi a vendicare l’uccisione di Fernando Mancini e quindi anche i figli sarebbero stati coinvolti nella faida di vendette che ne sarebbe seguita.
Narra la leggenda che Rita per sottrarli a questa sorte, abbia pregato Cristo di non permettere che le anime dei suoi figli si perdessero, ma piuttosto di toglierli dal mondo, “Io te li dono. Fa’ di loro secondo la tua volontà”. Comunque un anno dopo i due fratelli si ammalarono e morirono, fra il dolore cocente della madre. A questo punto inserisco una riflessione personale, sono del Sud Italia e in alcune regioni, esistono realtà di malavita organizzata, ma in alcuni paesi anche faide familiari, proprio come al tempo di santa Rita, che periodicamente lasciano sul terreno morti di ambo le parti. Solo che oggi abbiamo sempre più spesso donne che nell’attività malavitosa, si sostituiscono agli uomini uccisi, imprigionati o fuggitivi; oppure ad istigare altri familiari o componenti delle bande a vendicarsi, quindi abbiamo donne di mafia, di camorra, di ‘ndrangheta, di faide familiari, ecc. Al contrario di santa Rita che pur di spezzare l’incipiente faida creatasi, chiese a Dio di riprendersi i figli, purché non si macchiassero a loro volta della vendetta e dell’omicidio. Santa Rita è un modello di donna adatto per i tempi duri. I suoi furono giorni di un secolo tragico per le lotte fratricide, le pestilenze, le carestie, con gli eserciti di ventura che invadevano di continuo l’Italia e anche se nella bella Valnerina questi eserciti non passarono, nondimeno la fame era presente. Poi la violenza delle faide locali aggredì l’esistenza di Rita Lottius, distruggendo quello che si era costruito; ma lei non si abbatté, non passò il resto dei suoi giorni a piangere, ma ebbe il coraggio di lottare, per fermare la vendetta e scegliere la pace. Venne circondata subito di una buona fama, la gente di Roccaporena la cercava come popolare giudice di pace, in quel covo di vipere che erano i Comuni medioevali. Esempio fulgido di un ruolo determinante ed attivo della donna, nel campo sociale, della pace, della giustizia.
Ormai libera da vincoli familiari, si rivolse alle Suore Agostiniane del monastero di S. Maria Maddalena di Cascia per essere accolta fra loro; ma fu respinta per tre volte, nonostante le sue suppliche. I motivi non sono chiari, ma sembra che le Suore temessero di essere coinvolte nella faida tra famiglie del luogo e solo dopo una riappacificazione, avvenuta pubblicamente fra i fratelli del marito ed i suoi uccisori, essa venne accettata nel monastero. Secondo la tradizione, l’ingresso avvenne per un fatto miracoloso: si narra che una notte, Rita, come al solito, si era recata a pregare sullo “Scoglio” (specie di sperone di montagna che s’innalza per un centinaio di metri al di sopra del villaggio di Roccaporena) e che qui ebbe la visione dei suoi tre santi protettori sopra citati, i quali la trasportarono a Cascia, introducendola nel monastero; era l’anno 1407. Quando le suore la videro in orazione nel loro coro, nonostante tutte le porte chiuse, convinte dal prodigio e dal suo sorriso, l’accolsero fra loro. Quando avvenne ciò Rita era intorno ai trent’anni e benché fosse illetterata, fu ammessa fra le monache coriste, cioè quelle suore che sapendo leggere potevano recitare l’Ufficio divino, ma evidentemente per Rita fu fatta un’eccezione, sostituendo l’ufficio divino con altre orazioni.
La nuova suora s’inserì nella comunità conducendo una vita di esemplare santità, praticando carità e pietà e tante penitenze, che in breve suscitò l’ammirazione delle consorelle. Devotissima alla Passione di Cristo, desiderò di condividerne i dolori e questo costituì il tema principale delle sue meditazioni e preghiere. Gesù l’esaudì e un giorno nel 1432, mentre era in contemplazione davanti al Crocifisso, sentì una spina della corona del Cristo conficcarsi nella fronte, producendole una profonda piaga, che poi divenne purulenta e putrescente, costringendola ad una continua segregazione. La ferita scomparve soltanto in occasione di un suo pellegrinaggio a Roma, fatto per perorare la causa di canonizzazione di s. Nicola da Tolentino, sospesa dal secolo precedente; ciò le permise di circolare fra la gente. Si era talmente immedesimata nella Croce, che visse nella sofferenza gli ultimi quindici anni, logorata dalle fatiche, dalle sofferenze, ma anche dai digiuni e dall’uso dei flagelli, che erano tanti e di varie specie; negli ultimi quattro anni si cibava così poco, che forse la Comunione eucaristica era il suo unico sostentamento e fu costretta a restare coricata sul suo giaciglio. E in questa fase finale della sua vita avvenne un altro prodigio: essendo immobile a letto, ricevé la visita di una parente la quale, nel congedarsi, le chiese se desiderava qualcosa della sua casa di Roccaporena; Rita rispose che le sarebbe piaciuto avere una rosa dall’orto; la parente obiettò che si era in pieno inverno e quindi ciò non era possibile. Ma Rita insistè. Tornata a Roccaporena, la parente si recò nell’orticello e, in mezzo ad un rosaio, vide una bella rosa sbocciata. Stupita, la colse e la portò da Rita a Cascia la quale, ringraziando, la consegnò alle meravigliate consorelle. Così la santa vedova, madre, suora, divenne la santa della ‘Spina’ e la santa della ‘Rosa’; nel giorno della sua festa questi fiori vengono benedetti e distribuiti ai fedeli. Il 22 maggio 1447 (o 1457, come viene spesso ritenuto) Rita si spense, mentre le campane da sole suonavano a festa, annunciando la sua ‘nascita’ al cielo. Si narra che il giorno dei funerali, quando ormai si era sparsa la voce dei miracoli attorno al suo corpo, comparvero delle api nere, che si annidarono nelle mura del convento e ancora oggi sono lì: sono api che non hanno un alveare, non fanno miele e da cinque secoli si riproducono fra quelle mura. Per singolare privilegio il suo corpo non fu mai sepolto, in qualche modo trattato secondo le tecniche di allora, fu deposto in una cassa di cipresso, poi andata persa in un successivo incendio, mentre il corpo miracolosamente ne uscì indenne e riposto in un artistico sarcofago ligneo, opera di Cesco Barbari, un falegname di Cascia, devoto risanato per intercessione della santa.
Sul sarcofago sono vari dipinti di Antonio da Norcia (1457), sul coperchio è dipinta la santa in abito agostiniano, stesa nel sonno della morte su un drappo stellato; il sarcofago è oggi conservato nella nuova basilica costruita nel 1937-1947; anche il corpo riposa incorrotto in un’urna trasparente, esposto alla venerazione degli innumerevoli fedeli, nella cappella della santa nella Basilica-Santuario di santa Rita a Cascia. Accanto al cuscino è dipinta una lunga iscrizione metrica che accenna alla vita della “Gemma dell’Umbria”, al suo amore per la Croce e agli altri episodi della sua vita di monaca santa; l’epitaffio è in antico umbro ed è di grande interesse quindi per conoscere il profilo spirituale di santa Rita. Bisogna dire che il corpo rimasto prodigiosamente incorrotto e a differenza di quello di altri santi, non si è incartapecorito, appare come una persona morta da poco e non presenta sulla fronte la famosa piaga della spina, che si rimarginò inspiegabilmente dopo la morte. Tutto ciò è documentato dalle relazioni mediche effettuate durante il processo per la beatificazione, avvenuta nel 1627 con papa Urbano VIII; il culto proseguì ininterrotto per la santa chiamata “la Rosa di Roccaporena”; il 24 maggio 1900 papa Leone XIII la canonizzò solennemente. Al suo nome vennero intitolate tante iniziative assistenziali, monasteri, chiese in tutto il mondo; è sorta anche una pia unione denominata “Opera di santa Rita” preposta al culto della santa, alla sua conoscenza, ai continui pellegrinaggi e fra le tante sue realizzazioni effettuate, la cappella della sua casa, la cappella del “Sacro Scoglio” dove pregava, il santuario di Roccaporena, l’Orfanotrofio, la Casa del Pellegrino. Il cuore del culto comunque resta il Santuario ed il monastero di Cascia, che con Assisi, Norcia, Cortona, costituiscono le culle della grande santità umbra. a cura di Ornella Felici
Preghiera a Santa Rita per i casi impossibili e disperati-. “O cara Santa Rita, nostra Patrona anche nei casi impossibili e Avvocata nei casi disperati, fate che Dio mi liberi dalla mia presente afflizione……., e allontani l’ansietà, che preme così forte sopra il mio cuore. Per l’angoscia, che voi sperimentaste in tante simili occasioni, abbiate compassione della mia persona a voi devota, che confidentemente domanda il vostro intervento presso il Divin Cuore del nostro Gesù Crocifisso. O cara Santa Rita, guidate le mie intenzioni in queste mie umili preghiere e ferventi desideri. Emendando la mia passata vita peccatrice e ottenendo il perdono di tutti i miei peccati, ho la dolce speranza di godere un giorno Dio in paradiso insieme con voi per tutta l’eternità. Così sia. Santa Rita, Patrona dei casi disperati, pregate per noi. Santa Rita, Avvocata dei casi impossibili, intercedete per noi (3 Pater, Ave e Gloria). Amen”.
Preghiera a Santa Rita, modello di vita-. “Santa Rita da Cascia, modello delle spose, delle mamme di famiglia e delle religiose, io ricorro alla tua intercessione nei momenti più difficili della mia vita. Tu sai che spesso la tristezza mi opprime, perché non so trovare la via d’uscita in tante situazioni dolorose.Ottienimi dal Signore le grazie di cui ho bisogno, specialmente la serena fiducia in Dio e la calma interiore. Fa’ che io imiti la tua dolce mitezza, la tua forza nelle prove e la tua eroica carità e chiedi al Signore che le mie sofferenze possano giovare a tutti i miei cari e che tutti possano essere salvi per l’eternità”

Preghiera molto potente alla Madonna di Pompei per chiedere grazie nei casi più disperati

Si ponga la prodigiosa immagine in luogo distinto e, potendo si accendano due candele, simbolo della fede che arde nel cuore del credente. Prima di cominciare la Novena, pregare Santa Caterina da Siena che si degni di recitarla insieme con noi.
O Santa Caterina da Siena, mia Protettrice e Maestra, tu che assisti dal cielo i tuoi devoti allorché recitano il Rosario di Maria, assistimi in questo momento e degnati di recitare insieme con me la Novena alla Regina del Rosario che ha posto il trono delle sue grazie nella Valle di Pompei, affinché per tua intercessione io ottenga la desiderata grazia. Amen.
O Dio, vieni a salvarmi. Signore, vieni presto in mio aiuto. Gloria al Padre…

I.
O Vergine Immacolata e Regina del Santo Rosario, Tu, in questi tempi di morta fede e di empietà trionfante hai voluto piantare il tuo seggio di Regina e di Madre sull’antica terra di Pompei soggiorno di morti pagani. Da quel luogo dove erano adorati gli idoli e i demoni, Tu oggi, come Madre della divina grazia, spargi dappertutto i tesori delle celesti misericordie. Deh! Da quel trono ove regni pietosa, rivolgi, o Maria, anche sopra di me gli occhi tuoi benigni, ed abbi pietà di me che ho tanto bisogno del tuo soccorso. Mòstrati anche a me, come a tanti altri ti sei dimostrata, vera Madre di misericordia : mentre io con tutto il cuore Ti saluto e Ti invoco mia Regina del Santo Rosario. Salve Regina…
II.

Prostrata ai piedi del tuo trono, o grande e gloriosa Signora, l’anima mia Ti venera tra gemiti ed affanni ond’è oppressa oltre misura. In queste angustie ed agitazioni in cui mi trovo, io alzo confidente gli occhi a Te, che Ti sei degnata di eleggere per tua dimora le campagne di poveri e abbandonati contadini. E là, di fronte alla città ed all’anfiteatro ove regna silenzio e rovina, Tu come Regina delle Vittorie, levasti la tua voce potente per chiamare d’ogni parte d’Italia e del mondo cattolico i devoti tuoi figli ad erigerti un Tempio. Deh! Ti muovi alfine a pietà di quest’anima mia che giace avvilita nel fango. Pietà di me, o Signora, pietà di me che sono oltremodo ripieno di miseria e di umiliazioni. Tu che sei lo sterminio dei demoni difendimi da questi nemici che mi assediano. Tu che sei l’Aiuto dei cristiani , traimi da queste tribolazioni in cui verso miserevolmente.Tu che sei la Vita nostra, trionfa della morte che minaccia l’anima mia in questi pericoli in cui trovasi esposta; ridonami la pace, la tranquillità, l’amore, la salute. Amen. Salve Regina…

III.
Ah! Il sentire che tanti sono stati da Te beneficati solo perché ricorsi a Te con fede, m’infonde novella lena e coraggio d’invocarti in mio soccorso. Tu già promettesti a S. Domenico che chi vuole le grazie con il tuo Rosario le ottiene; ed io col tuo Rosario in mano oso ricordarti , o Madre, le tue sante promesse. Anzi Tu stessa ai dì nostri operi continui prodigi per chiamare i tuoi figli a onorarti nel Tempio di Pompei. Tu dunque vuoi tergere le nostre lacrime, vuoi lenire i nostri affanni! Ed io col cuore sulle labbra, con viva fede Ti chiamo e T’invoco: Madre mia!…Madre cara!…Madre bella!…Madre dolcissima, aiutami! Madre e Regina del Santo Rosario di Pompei, non più tardare a stendermi la mano tua potente per salvarmi: chè il ritardo, come vedi, mi porterebbe alla rovina. Salve Regina…
IV.
E a chi altri mai ho idovrò ricorrere, se non a Te che sei il Sollievo dei miserabili, Conforto degli abbandonati, la Consolazione degli afflitti ? Oh, io te lo confesso, l’anima mia è miserabile, gravata da enormi colpe, meritevole di ardere nell’inferno, indegna di ricevere grazie! Ma non sei Tu la Speranza di chi dispera, la Madre di Gesù, unico mediatore tra l’uomo e Dio, la potente nostra Avvocata presso il trono dell’Altissimo, il Rifugio dei peccatori ? Deh! Solo che tu dì una parola in mio favore al tuo Figlio, ed Egli mi esaudirà. Chiedigli, dunque, o Madre, questa grazia di cui tanto io ho bisogno. (Si domandi la grazia che si vuole). Tu sola puoi ottenermela: Tu che sei l’unica speranza mia, la mia consolazione, la mia dolcezza, la vita mia. Così spero. Amen. Salve Regina…
V.
O Vergine e Regina del santo Rosario, Tu che sei la Figlia del Padre Celeste, la Madre dei Figliuol divino, la Sposa dello Spirito Santo; Tu che tutto puoi presso la Santissima Trinità, devi impetrarmi questa grazia tanto a me necessaria, purché non sia di ostacolo alla mia salvezza eterna. (Si ripeta la grazia che si desidera). Te la domando per la tua Immacolata Concezione, per la tua divina Maternità, per i tuoi gaudi, per i tuoi dolori, per i tuoi trionfi. Te la domando per il Cuore del tuo amoroso Gesù, per quei nove mesi che lo portasti nel seno, per gli stenti della sua vita, per l’acerba sua Passione, per la sua morte in Croce, per il Nome suo santissimo, per il suo Preziosissimo Sangue. Te la domando per il Cuore tuo dolcissimo, nel Nome tuo glorioso, o Maria, che sei Stella del mare, Signora potente, Madre di dolore, Porta del Paradiso e Madre di ogni grazia. In Te confido, da Te tutto spero. Tu mi hai da salvare. Amen. Salve Regina…
Regina del Santo Rosario, prega per noi. Affinché siamo resi degni delle promesse di Cristo
PREGHIAMO O Dio, il tuo unico Figlio ci ha acquistato con la sua vita, morte e risurrezione i beni della salvezza eterna: concedi anche a noi che, venerando questi misteri del Santo Rosario della Vergine Maria, imitiamo ciò che contengono e otteniamo ciò che promettono. Per Cristo Nostro Signore. Amen.
ORAZIONE a S. Domenico e a S. Caterina da Siena per ottenere le grazie dalla S. Vergine di Pompei
O Santo sacerdote di Dio e glorioso Patriarca San Domenico, che fosti l’amico, il figliuolo prediletto e il confidente della celeste Regina, e tanti prodigi operasti per virtù del S. Rosario; e tu, Santa Caterina da Siena, figliuola primaria di quest’ordine del Rosario e potente mediatrice presso il trono di Maria e presso il Cuore di Gesù, da cui avesti cambiato il cuore: voi, Santi miei cari, guardate le mie necessità e abbiate pietà dello stato in cui mi trovo. Voi aveste in terra il cuore aperto ad ogni altrui miseria e la mano potente a sovvenirla, ora in Cielo non è venuta meno né la vostra carità, né la vostra potenza. Pregate per me la madre del Rosario ed il Figliuolo Divino, giacchè ho gran fiducia che per mezzo vostro ho da conseguire la grazia che tanto desidero. Amen. Tre Gloria al Padre…
Salve, Regina, madre di misericordia, vita, dolcezza e speranza nostra , salve. A te ricorriamo, esuli figli di Eva; a te sospiriamo gementi e piangenti in questa valle di lacrime. Orsù dunque, avvocata nostra, rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi. E mostraci, dopo questo esilio, Gesù, il frutto benedetto del tuo seno. O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. Come era nel principio, e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.

La preghiera più temuta da Satana, secondo la testimonianza di chi lo ha affrontato

In passato don Gabriele Amorth ci ha parlato più volte del dramma unico di una posseduta, Giovanna, raccomandandola alle nostre preghiere. «Giovanna – scrive il fratello missionario, p. Ernesto, non è ancora liberata é soffre sempre di più. Su di lei si scagliano ininterrottamente, gli strali del nemico di Dio… 

Vogliamo aiutare questa sorella crocifissa che paga – specialmente per i sacerdoti? (“Me né ha strappati, tanti, ed è per questo che è la mia disperazione ha confessato satana). Ma in che maniera possiamo aiutarla? Soprattutto – con la S.Messa – e il Rosario, possibilmente intero e recitato in comune…».
Ecco che cosa accadde, durante un esorcismo condotto da p. Candido,, il famoso esorcista di Roma: “Stavamo pregando, il Rosario quando; presa da satana Giovanna mi strappa la corona facendola a pezzi, sibilando: “Voi. e, la, vostra devozione, da vecchiette!” Allora p. Candido le mette al collo una grande corona ma Giovanna non la può sopportare e torce collo e testa in tutte le direzioni, ansimando furiosamente: “Come.. mai, hai paura della devozione delle vecchiette?”. Lo sfida p.Candido.

 Satana risponde: gridando: “Mi vince”. Il Padre incalza: “Poiché hai osato offendere il Rosario di Maria, ora devi tesserne le lodi. In nome di Dio, rispondi: “E’ potente il Rosario?” Risposta: “E’ potente nella misura in cui si recita bene”. “Come si fa a recitarlo bene?”
R. “Bisogna saper contemplare”
“Cos’è.’contemplare?”
R “Contemplare è adorare”.
“Ma Maria non si può adorare!”
R. “E’ vero, si, ma è adorabile (?!)”.
E prendendo con grazia;tra,le dita, un grano della corona dice:
“Ogni grano è una luce, bisogna dirlo così bene che nemmeno una stilla di questa luce vada perduta”.
Strano predicatore che contro voglia e contro, se stesso, ha dovuta ammettere la potenza del Rosario!».

Il segreto di Fátima che svela come ormai la fede sia sotto attacco e di come sia....

Da quando è stato rivelato il terzo mistero di Fatima, o almeno la seconda parte che si riferisce alla persecuzione subita dalla Chiesa, sono in molti quelli che lo collegano a diversi eventi storici, a volte per esigenze politiche. Quello che ci chiediamo è se la predizione consegnata da Maria ai tre pastorelli si sia già verificata, si debba verificare o sia tutt’ora in corso.

In questo senso sono pregnanti le parole del Papa emerito Benedetto XVI: nel 2012, l’allora pontefice si stava recando in Portogallo per tenere una messa davanti a 200 mila fedeli lusitani, lungo il viaggio in aereo ha risposto alle domande di un cronista che gli chiedeva se la persecuzione nei confronti della Chiesa esistesse ancora e se sì da chi si doveva difendere. L’allusione, non troppo velata per la verità, era alle notizie di pedofilia collegate alla Chiesa, il Pontefice senza giri di parole  gli rispose:
“Quanto alle novità che possiamo oggi scoprire in questo messaggio è anche che non solo da fuori vengono attacchi al Papa e alla Chiesa, ma le sofferenze della Chiesa vengono proprio dall’interno, dal peccato che esiste nella Chiesa.
Anche questo lo vediamo sempre ma oggi lo vediamo in modo realmente terrificante: che la più grande persecuzione alla Chiesa non viene dai nemici di fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa. E che la Chiesa ha quindi profondo bisogno di reimparare la penitenza, accettare la purificazione, imparare il perdono ma anche la necessità della giustizia. Il perdono non sostituisce la giustizia. Dobbiamo imparare proprio questo essenziale: la conversione, la preghiera, la penitenza, le virtù teologali e che il male attacca anche dall’interno, ma che sempre anche le forze del bene sono presenti e che finalmente il Signore è più forte del male e la Madonna per noi è la garanzia. La bontà di Dio è sempre l’ultima risposta della storia”.
Benedetto XVI, dunque, non ha negato che il segreto di Fatima potesse riferirsi anche alla pedofilia dei parroci, né che i pericoli maggiori per la Curia vengono dal suo interno, anzi ha aggiunto che proprio gli attacchi dall’interno sono i più pericolosi perché minano la fiducia dei fedeli nell’Istituzione e distruggono il legame di fede che da sempre lega la Chiesa a Dio.
Per combattere le ingiustizie dall’interno il Santo Padre sosteneva che bisognava imparare nuovamente l’umiltà, pentirsi e successivamente convertirsi nuovamente al Cristianesimo. L’errore principale che si fa oggi, ha aggiunto durante la messa a Lisbona, è quello di dare per scontata la fede: “Spesso ci preoccupiamo affannosamente delle conseguenze sociali, culturali e politiche della fede, dando per scontato che questa fede ci sia .E ciò, purtroppo, è sempre meno realista”. Questo lo fanno i fedeli e anche i sacerdoti, ma va ricordato loro che la fede è un impegno che va mantenuto e che va coltivato giorno dopo giorno, non serve l’adesione formale alle pratiche religiose ma una continua ricerca di luce attraverso la preghiera.
Il segreto di Fatima, quindi, non si è concluso con l’attentato a Giovanni Paolo II, è un problema più complesso, un attacco coordinato e multiplo a tutto ciò che la Fede rappresenta, per questo motivo Papa Francesco ancora oggi insiste tanto sull’umiltà, sul rinnovamento dei valori e sul perseguire il messaggio iniziale, in fondo tutti, compresi i vescovi e i cardinali, devono ricordare che ciò che conta non è il potere ma la verità contenuta nella parola di Dio, solo in questo modo ci si può riavvicinare agli uomini e superare l’attacco che il diavolo ha scatenato contro la Chiesa.